Hayley Williams e Fabi Reyna, founder di She Shreds, si son date appuntamento per parlare della creazione di un equilibrio tra musica e business e la comunità. L’intervista, che si è tenuta un giorno dopo la rottura ufficiale di Hayley con i social media, si apre con una domanda molto semplice, ‘Come stai?’:
“Sto bene, l’autunno è anche la mia stagione preferita”, dice Hayley. “Mi ricordo quando ho accennato al manager dei Paramore che volevo lasciare i social media. Gli ho detto che non volevo avere più questo elemento nella mia vita. È un fattore di stress che prima era l’unico modo in cui sapevo di poter rimanere produttiva a casa, specialmente durante il Covid, periodo nel quale ero molto grata di averli perché le persone che hanno attività commerciali ne avevano bisogno. So che è un privilegio essere in grado di allontanarsi dai social media, perché so che la band ha la propria piattaforma e quello che facevo sulla mia era solamente una estensione. Credo che la band e Good Dye Young non hanno più bisogno che io produca materiale insignificante per rimanere rilevanti. Sento che siamo arrivati a un punto con la band e il business in cui posso lasciarmi andare e avere la certezza che ci sono persone che le porteranno avanti e sono davvero grata per questo. È un esperimento, potrebbe essere la peggiore decisione aziendale che abbia mai preso, ma per me svegliarmi la mattina e non sentire il bisogno di collegarmi a questo canale è davvero liberatorio.
Hayley ha passato più della metà della sua vita a sperimentare con la sua creativa, ma ora ha dovuto imparare come bilanciarla al mondo del business.
“Stare a casa dal 2018 mi ha dato tempo per capire come bilanciare le due cose. Quando stavamo in tour per After Laughter, mi ricordo che dovevano spedire i sampling delle tinte in moltissimi posti posti diversi. Ricordo una volta che eravamo al Royal Albert Hall, un grandissimo traguardo per noi, ma avevo ansia che il pacco con i sampling non sarebbe arrivato in tempo nella venue ed è stato strano avere l’ansia principalmente per quello. Poi sono andata a casa e i Paramore hanno deciso di prendersi un po’ di tempo, mi son concentrata su GDY e la crescita che stava avendo”, dice Hayley. “Sono molto protettiva verso Good Dye Young perché so che le persone molto spesso dicono ‘Oh, è il brand di Hayley dei Paramore’, ma io voglio che Good Dye Young viva oltre le mie abilità di cantante e performer. Voglio che le persone parlino di noi come parlano attualmente di Manic Panic, e penso che siamo sulla buona strada. Ci vuole molto tempo per costruire un business. Quindi mi va benissimo che commettiamo qualche errore. Essere in grado di avere momenti tipo, ‘Ok, questo lo lascerò andare e vedrò come sboccia senza di me’. Non esiste un modo giusto per gestire un business. Questo vale anche per qualsiasi relazione. Non ti danno un manuale. Devi solo andare in base all’istinto e io sono più una persona molto istintiva“.
Ironia della sorte, quasi al limite dell’umorismo, questo è esattamente ciò che Hayley ha dovuto affrontare tre settimane dopo aver fatto questa intervista. Il 1° novembre, un dipendente di Good Dye Young ha utilizzato il proprio account Twitter personale per fare battute che accusavano la fanbase brasiliana dei Paramore di aver violato gli account dei social media dell’azienda, una generalizzazione che perpetua stereotipi dannosi. Ha senso che, per un’azienda la cui missione si occupa innanzitutto di comunità e uguaglianza, molte persone siano rimaste sorprese e ferite.
Con Metalheads, una nuova linea di prodotti di Good Dye Young, è stata la prima volta che il marchio di Hayley è stata in grado di scavare nella musica, un mondo a cui Hayley è connessa personalmente e professionalmente.
“Ovviamente i Paramore non sono una band metal, ma son crescita in tour con band metal ed è un genere musicale che amo. Non appena abbiamo avuto la possibilità di concettualizzare l’idea dei metalli e poterlo legare alla musica metal ero molto contenta, perché agli inizi non avrei mai permesso che si avvicinasse così tanto al mio altro mondo in cui esisto perché pensavo che potessero cannibalizzassi a vicenda.
Probabilmente creato a metà degli anni ’70, il punk è nato con degli scopi: riunirsi per disturbare e creare un nuovo modo di vivere al di fuori dei sistemi in cui siamo nati attraverso il capitalismo. Sebbene costruiti su valori ampiamente opposti, la musica underground e i social media sono sopravvissuti grazie alla necessità delle persone di connettersi. Quello che manca in questi scenari di cultura (musica), connessione (social media) e capitalismo (business) è l’equilibrio. Quindi, qual è l’equilibrio tra l’essere parte dei sistemi attuali e l’obiettivo attivo di incitare il cambiamento al loro interno?
“Le persone sono intelligenti. Lo penso da quando ero bambina e questo è letteralmente quello che ho detto all’etichetta discografica quando avevo 15 anni. Gli ho detto, ‘Vuoi fare soldi?’, io voglio fare musica. Le persone dalle quali vuoi soldi ne sanno di più di quello che pensi. E quando gli metti qualcosa davanti di non genuino perché vuoi solo me, senza nessuna band nonostante io fossi già nei Paramore, sanno fiutare le stronzate. Non vuoi offrire alle persone qualcosa in cui sanno di poter credere?