Si potrebbe dire che questa storia comincia a Franklin, in Tennessee, nel 2002, quando una tredicenne Hayley Williams incontra i fratelli Josh e Zac Farro in un programma per studenti con istruzione parentale. Ma, in effetti, comincia tutto molto prima: da bambina, Hayley scribacchiava nel suo diario, per lei e per la band non ancora formata. Diventati un quintetto di ragazzini legati dalla passione comune per il rock alternativo, non vedevano l’ora di andare in sala prove tutti insieme dopo la scuola.
Ma quando il loro sound vide la luce – decisamente incisivo per la loro età – venne assicurato un contratto non per i Paramore, ma per la sola Hayley. Era la giovanissima cantante dalla voce potente che l’etichetta voleva trasformare in una simil-Ashlee Simpson. Molti rifiutarono di assecondare l’idea di una band di alternative rock, e la sola Atlantic le permise di portare i ragazzi con sé. Erano certi che si sarebbe stufata della formazione ‘Paramore’, la band era solo il desiderio di una ragazzina ribelle. Col tempo, erano certi si sarebbe piegata.
La quindicenne era l’unico componente presente sul contratto. Da quel momento in poi, si implicava che ci fossero ‘Hayley’ e ‘La Band’ di minore importanza, e il danno che quella decisione comportò è qualcosa che la Hayley ha instancabilmente cercato di invertire per tutta la sua carriera.
Durante il regno del pop-punk e la dominazione commerciale del mondo emo, i Paramore si sono proposti come un’eccezione in un panorama che aveva chiuso le porte alle donne. Mentre le ragazze adolescenti erano fondamentali per la vita delle band, sul palco erano quasi totalmente assenti. La critica Jessica Hopper scrisse per Rookie: “Su un piedistallo, da sole. Muse perfette. Oggetti sessuali o al massimo invisibili… La corrente Emo non include le donne – le esclude.”
Hayley è stata l’esempio per quelle ragazze, la prova che la loro partecipazione fosse possibile, che con impegno avrebbero potuto ottenere il loro posto. Quella dei Paramore era una voce collettiva che si rifiutava di essere spenta, un grido per gli alienati che ha forgiato legami indistruttibili in comunità che rifiutavano di conformarsi allo status quo maschile, bianco e etero del panorama emo.
Il loro album Riot! del 007 è stato certificato doppio platino e un successo in classifica, ma non esiste un ‘misery business’ come quello di crescere sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Come Wendy e i Bambini Sperduti, i Paramore sono stati cacciati dall’Isola-che-non-c’è: la loro crescita è stata bloccata e scrutinata, i loro errori amplificati. Hayley ha avuto una storia con il collega Josh Farro, scrivendo Misery Business in un attacco di rabbia adolescenziale. Da donna adulta che non sostiene più il testo della canzone, ha tolto il pezzo dalla setlist, ma questo è solo una delle cose che le sono state criticate da ragazzina. “La gente ha ancora il mio diario,” aveva scritto sulla sua pagina Tumblr.
Quando lei e Farro si sono lasciati, e lui e il fratello Zac hanno lasciato la band nel 2010, lui scrisse un posto dettagliato su come il progetto avesse sempre avuto l’obiettivo di elogiare ingiustamente la sola Hayley e che la band stesse solo “cavalcando l’onda dei sogni di Hayley”. Questa interpretazione fu inevitabilmente peggiorata dai ritratti misogini della Hayley da parte della stampa, inclusa da una cover story di Kerrang nel 2007 che descriveva la band passiva come ‘paperelle che seguivano la sua scia’, di come lei tirasse i fili di quelle marionette per essere il centro dell’attenzione. Nel 2015, il bassista e fondatore Jeremy Davis lasciò anche lui la band, dopo la pubblicazione del Self-Titled, e successivamente fece causa ai Paramore per diritti e royalties.
Nonostante la necessità di superare e guarire dal trauma sia professionale che personale, i componenti restanti non hanno mai abbandonato i Paramore. Di ritorno sulle scene con un nuovo disco, chiamato ad hoc This is Why, è il primo ad avere la stessa line-up del precedente. Hayley Williams, il batterista Zac Farro che si è riconciliato con la band nel 2017 in occasione di After Laughter, e il chitarrista Taylor York, sono adesso tutti trentenni, e possiedono un tipo di serenità dato da queste difficili esperienze. Si sono ritrovati davanti a un camino in una soleggiata mattina di Nashville, una disposizione degna di una cartolina di Natale. Per lo shooting fotografico, la band rifiuta gli scatti separati, non c’è nessuno che conta più dell’altro. Non è solo la band di Hayley.
È un ottimo momento per essere i Paramore, e stavolta per davvero – non è una frase detta tanto per dire. C’è una pazienza conquistata tra loro, e un senso sincero di affetto e ammirazione reciproco. Le risate sono naturali, e si ascoltano a vicenda con attenzione, dandosi spazio come individui, dando spazio alla correttezza. “Non c’è più un bordello in corso,” ribadisce Zac, sempre il primo a intervenire per ravvivare un momento di introspezione con il suo peculiare senso dell’umorismo. “Non so nemmeno se ci sta in questo senso, ‘bordello’, ma…” Hayley riempie la pausa con un sorrisetto: “È la definizione della nostra band!”
Dopo aver concluso il tour per After Laughter, c’era stato il dubbio se continuare con la band. Così hanno deciso di prendersi qualche anno per ristabilire la propria identità senza essere intrappolati dalla band. Hayley ammette: “È stato brutto. Sai di averne bisogno, ma farlo davvero è più facile a dirsi che a farsi, no? Sapevamo che era arrivato il momento di tornare a casa, ed è stato il modo per tornare ad essere figlia, sorella – tutte queste cose normali che avevamo l’occasione di evitare quando eravamo in tour. Credo tutto questo abbia influito sull’album più di quanto ci rendiamo conto… non capiremo forse davvero mai quanto ci è servito. Da artisti, c’è il bisogno di ricaricarsi e fare esperienze reali – non quelle curate appositamente, con tutto il cibo che vuoi pronto e i vestiti già appesi che ti aspettano. Quella non è realtà.”
Taylor ammette: “Zac ci ha aiutato un sacco a non resistere a fare quello che volevamo. Avere tempo per noi ci ha permesso di staccarci dall’idea di essere solo una società.” Hayley ha pubblicato due album da solista per affrontare le ferite ancora aperte, facendo riferimento all’impatto che la band e il suo divorzio da Chad Gilbert dei New Found Glory avevano avuto su di lei. Zac ha continuato il suo progetto solista HalfNoise e Taylor ha sfruttato quel periodo per disintossicarsi dal tour non-stop, ha smesso di bere e ha curato le proprie passioni senza pressione esterna.
Hanno anche deciso di non dare un limite al tempo fuori dalle scene. “Non abbiamo pensato di prenderci un anno e poi, allo scoccare della mezzanotte, ricominciare,” spiega Hayley. “Non l’abbiamo mai considerato come una pausa forzata, o col dubbio se saremmo tornati. Abbiamo sempre saputo che avremmo ripreso.”
Nel periodo di fermo, la pandemia li ha obbligati a prendere coscienza di tutto. “È stato davvero orribile, e ci ha dato una botta di umiltà,” afferma la Hayley. “Tutti correvamo in giro cercando di portare a termine di tutto e di più. Quando la pandemia ci ha davvero colpiti, ha fermato tutto. Eravamo tutti a casa nella nostra comunità, con le nostre famiglie, non c’era alternativa.” Questo periodo creativamente fertile ha dato il via a This is Why perché hanno avuto l’opportunità di sedersi a fare musica, cercare ispirazione e approcciarsi a tutto principalmente da fan.
Quando hanno fatto i primi tentativi verso This is Why, è venuto loro naturale senza la pressione dell’etichetta addosso.
“Non abbiamo pianificato strategie, e credo che se ci avessimo provato, probabilmente saremmo implosi in un modo o nell’altro,” dice Hayley. “Non l’abbiamo fatto per la carriera,” insiste Taylor, nonostante l’aver riconosciuto che i Paramore siano cresciuti in maniera esponenziale mentre loro erano ‘a riposo’. La pandemia ha accolto il plauso dei fan mentre la gente si faceva prendere dalla nostalgia, con la Generazione Z che si addentrava nel panorama e, col suo candore, gli donava nuova grazia. Sono stati pubblicati molti post sui messaggi trasmessi dai Paramore durante la loro assenza. Pitchfork ha esplorato il peso della loro influenza sugli artisti contemporanei, e molti articoli sono stati dedicati al rapporto unico tra i Paramore e i loro fan di colore, influso un pezzo personale e autopubblicato scritto da Clarissa Brooks. In più, la scorsa estate la band è stata headliner del criticato festival When We Were Young insieme ai My Chemical Romance, che ha capitalizzato completamente la nostalgia degli ‘emo’ più cresciuti.
Ma i Paramore non sono una band nostalgica, enfatizza Hayley. “Non riteniamo il nostro passato più importante di quello che ancora ci attende.” Ma c’era, ammette, una certa pressione sul loro ritorno visto come la band fosse stata acclamata, quasi una necessità di tracciare di nuovo vecchie ferite. E si comincia col guardarsi allo specchio. “Sto avendo di nuovo una crisi esistenziale sui miei capelli rossi,” mi dice. “Sembra quasi che non riconosca più quella persona, e sto cercando di imparare a conoscerla di nuovo.” Decolorare i capelli fin quasi a ridurli al bianco durante il periodo di After Laughter è stato cruciale per liberarsi dalle implicazioni di essere ‘Hayley dei Paramore’. “La gente ha una idea ben precisa e altrettante aspettative sul chi fosse quella persona. Parti di lei le porto ancora con me, ovviamente, ma sono cresciuta e cambiata – come tutti – moltissimo da quando i Paramore si sono formati. Sto cercando di imparare a reintegrare quelle parti di me con la persona che so di essere diventata adesso.”
C’è anche il dubbio di quali aspettative pesino sulla band, essendosi guadagnati una platea di nuovi ascoltatori. Hayley continua, “Ci sono tutti questi nuovi fan che hanno nostalgia di cose che non hanno vissuto. E ci siamo chiesti, ‘Chi siamo? Vogliamo provare a proporre qualcosa di nuovo? Oppure ritornare sul vecchio stile?’ Mentre scrivevamo, la chiamavano ‘la vecchia giacca’. Tipo, ‘vogliamo indossare di nuovo la vecchia giacca e tentare così?’ Ma non funzionava. Non è la prima volta che ci capita una cosa del genere perché ogni volta che pubblichi un album con un discreto successo, c’è sempre questa pressione esterna che dice, ‘se non è rotto, non lo aggiustare’. Per noi però non è mai valsa questa cosa. Abbiamo sempre voluto buttarci in cose nuove.”
È la forza della loro amicizia, in ogni caso, che supera ogni ansia. “Abbiamo risolto la maggior parte dei nostri problemi molto prima di fare quest’album,” spiega Hayley. “Le uniche condizioni ora sono che il rapporto tra noi viene prima di qualsiasi altra cosa, e il benessere mentale prima della carriera.” Taylor è un auto-proclamato introverso che misura attentamente i propri pensieri, e quindi sono sempre espressi in modo eloquente : “Ogni volta che si inizia un disco, sembra di fissare la cima di un monte. Non sai nemmeno se questo monte è un miraggio, o se si può scalare. Ma ci abbiamo creduto.” This Is Why è il risultato di uno sforzo a tre. “È il disco più collaborativo che abbiamo mai fatto, dall’inizio alla fine,” spiega Taylor. “Eravamo tutti coinvolti in ogni parte della produzione, e non l’avevamo mai fatto prima.”
Sul canale Reddit dei Paramore, un post affermava che una cosa che ogni nuovo fan dei Paramore dovrebbe sapere è che “dobbiamo tutto a Taylor York”. Oltre a Hayley, lui è il componente della band più longevo – “la colla che tiene insieme i Paramore”. È stato Taylor ad aver contattato Farro dopo il suo abbandono per chiedergli se voleva essere il loro batterista in studio per After Laughter, cosa che li ha portati a ritrovare la loro amicizia ed ha fatto tornare permanentemente Zac nella band. Dopo che Hayley ha silenziosamente lasciato i Paramore per un breve periodo a causa dei suoi problemi di depressione, ha elogiato Taylor, il suo partner di scrittura e amico, definendolo uno dei motivi per cui è ancora viva. Lui ha prodotto il primo album da solista di Hayley, Petals For Armor, nel 2020, un ritorno alla delicatezza e al rilascio della rabbia, aiutandola anche ad adattare una canzone d’amore che il nonno di lei aveva scritto per sua nonna, la traccia di chiusura che hanno chiamato Crystal Clear. In una recente intervista con The Guardian, hanno confermato di stare insieme.
Una nuova vita. È così che Taylor descrive This Is Why. Hayley lo chiama ‘terapia gratuita’, a passarsi l’un l’altro una chitarra, a fare tentativi, a mollare la timidezza e a imparare come collaborare al massimo. “È stato un vero esercizio per i Paramore,” elabora. “Ma penso che quel tipo di vulnerabilità che si prova è positiva. Molte altre volte ci eravamo trovati in una stanza a scrivere, ma stavolta ci vedevamo e parlavamo e passavamo tempo insieme, seduti in veranda.” La semplicità è una parola che torna spesso quando mi spiegano che questo album definisce un’era delle loro vite, e che ne sono contenti.
Le conversazioni che c’erano a volte erano lievi, altre volte invece pesanti. Dal punto di vista dei testi, This Is Why vede i Paramore esplorare dentro e fuori un mondo che si sta sgretolando ai margini. E loro vogliono osservare proprio quei margini, dove le persone di colore sono costrette a lottare per farsi sentire, dove le donne non hanno più il diritto di avere il controllo dei propri corpi, per poterne così parlare. Mentre si sono ritrovati chiusi nella loro città di Nashville, in uno stato in cui la politica è influenzata dal credo religioso, le fratture sociali non erano mai state così evidenti.
Dal punto di vista sonoro, la band si riallaccia al new wave e tutto ciò che ne consegue. Sebbene si sentano le influenze delle chitarre ei Bloc Party in The News e riferimenti specifici ai The Ting Tings in This is Why, le influenze della band tornano indietro all’inconfondibile Psycho Killer dei Talking Heads e le atmosfere eteree dei Siouxsie e The Banshee. L’idea per This Is Why, una riproposizione surreale delle iconografie anni ‘60, sottolinea l’interesse della band in un suono e uno stile che accenna all’ansia che c’è intorno a noi. Sì, tengono ancora addosso quella famosa vecchia giacca in alcune parti dell’album, ma non si limitano a quelle.
Con tracce come The News e Big Man, Little Dignity che punta il dito contro il maschilismo degli uomini in posizioni di potere, i Paramore sono diventati una band politica per necessità. “Non abbiamo potuto evitarlo,” riflette Taylor. “Ma sicuramente non eravamo una band politica prima di questo disco. Credo fossimo davvero quantomeno frustrati sulla situazione Trump, e su quello che succedeva. Ma penso che questa sia la prima volta che ci siamo ritrovati dentro cose sulle quali eravamo ignoranti, che avevamo bisogno di conoscere e condividere. E questo ci ha permesso di cominciare un nuovo periodo come band – il fatto che è giusto prendere posizione nel senso che abbiamo una voce e possiamo usarla per dire cose che non a tutti piaceranno.”
All’inizio è stato difficile come aggiungere l’etichetta politica a una band come i Paramore. Crescendo, c’era un particolare sound e immagine a cui pensavano di doversi adeguare come altri avevano fatto. Ma con le nostre conoscenze che si sono evolute e i confini tra i generi smussati, c’è spazio per aggiungere un senso di responsabilità sociale. “Stando a casa, siamo riusciti a far parte davvero della nostra comunità,” spiega Hayley. “Noi siamo toccati dalla politica in modo diverso vista la nostra posizione privilegiata, ma ci siamo resi conto che siamo responsabili per il futuro tanto quanto gli altri. Abbiamo l’opportunità di raccogliere quell’energia e farne qualcosa di buono – è questa la forza della band. E qualcuno ascolta.”
Avendo passato molto tempo lontani dal business, hanno avuto modo di parlare e collaborare con organizzazioni locali, e ora che i Paramore sono di nuovo in scena, una delle prime mosse che hanno compiuto è stata donare una parte dei profitti del tour a cliniche che tutelano l’aborto dopo la legge che lo vieta. “Non si deve essere per forza una band punk per combattere le ingiustizie.”
Parlando delle qualità che volevano catturare con This is Why, un senso di urgenza è ciò su cui sono tutti d’accordo. “Non si può passare quello che abbiamo passato tutti senza avvertire un senso di urgenza,” crede Hayley. “Il pianeta sta morendo e noi ancora ci battiamo per una razza superiore. Ci estingueremo presto, capisci? Se non avverti questo senso di urgenza, devi farti controllare. C’era questa cosa nell’aria, una sorta di elettricità, sentivamo l’input che il mondo ci dava e tutto quello che stava accadendo, e non penso che saremmo riusciti a sfuggire. Se non avessimo riflettuto sullo stato del mondo, penso che avremmo fatto un torto a noi stessi e agli altri.”
“Vorresti che ci spiegassimo meglio?” scherza Zac.
C’è un senso di tensione interna, una dicotomia sull’essere al contempo eroe e antieroe in tutto l’album, forse si spiega benissimo nel testo di You First: “Scopro di stare vivendo in un film horror/In cui sono al contempo il killer e l’ultima ragazza superstite”. È una cosa che Hayley ammette di aver vissuto agli estremi. “Sei l’idolo di qualcuno, che viene e ti dice quanto tu l’abbia aiutato, ma nella tua mente pensi ‘Ma io sono una persona orribile’ per qualcosa che hai fatto o un errore che hai commesso. E quella persona non ne ha idea. Ma penso che sia il paradosso dell’essere umano. Mi arrabbiamo per i ragazzini che facevano a botte ai nostri concerti, e poi mi infuriavo con me stessa perché anch’io mi arrabbio per niente a volte. Chi lo sa cosa stavano affrontando, o se per loro magari il mondo è un posto orribile in cui vivere? Forse non hanno i soldi per la terapia, oppure stanno passando qualcosa che io nemmeno riesco a immaginare, e quindi non è strano che siano finiti in una rissa.”
Soprattutto nel testo di Thick Skull, il brano di chiusura dell’album, c’è un senso pervasivo di auto-denigrazione. Hayley canta spietatamente a se stessa: “Questa testa dura non ha mai/Fatto niente per me/Sempre la stessa lezione?/Dai/Ripetila.” Spiega, “L’ultimo brano dell’album è una riflessione sulle mie insicurezze durante tutta la nostra carriera. Lo schifo che la gente ha buttato su di me in questi anni, dicendo che la band è un prodotto confezionato ad arte oppure che sto usando i miei amici per far progredire la mia carriera… ho deciso di parlare apertamente di queste paure, a indugiare perfino sulle parti negative. Visto che questo sarà l’ultimo album di questo periodo delle nostre carriere come parte di quel contratto che ho firmato da adolescente, voglio lasciarmi alle spalle tutte quelle paure e le cose brutte. Non voglio più portarmeli appresso.”
Chiedo se, come band, hanno imparato durante la produzione dell’album, a perdonarsi per ciò che rivelano i loro testi. “Penso che lo faremo per tutta la vita,” dice Hayley, prima di immergersi nei propri pensieri. “Non so…” interviene Farro, “Penso che non sia proprio una questione di perdonare se stessi quanto piuttosto di esprimere la propria vulnerabilità. Penso che sia un aspetto importante per il proprio benessere mentale, esaminare il tutto e ammetterlo. Penso che Hayley abbiamo avuto modo di riflettere molto in questo album, e penso che sia un importante passo avanti nel mostrare che non c’è vergogna nell’ammettere determinate cose o processare le cose in maniera esplicita.”
Così, terminando il contratto con Atlantics che Hayley ha firmato da adolescente e che li ha tenuti fermi per più di due decenni, questo capitolo dei Paramore sta giungendo alla sua fine. Una linea è stata tracciata. E davanti a loro c’è la grande e luminosa promessa di un futuro che spetta a loro scrivere.
Quando chiedo loro cosa hanno imparato durante la produzione di This is Why, Taylor ride, “Io ho imparato che ho bisogno di trovare un nuovo terapista,” prima di aggiungere, “e che fare arte con i propri amici è un regalo incredibile e meraviglioso. Io adoro registrare più di ogni altra cosa, ma non lo immagineresti mai vedendo quanto mi preoccupo, quanto divento insicuro. Ma è fantastico poter fare tutto questo con persone con le quali posso condividere tutto. Ognuno di noi lavora a cosa diverse, che sia affrontare i propri demoni o essere semplicemente felici di poter fare il nostro lavoro. Sono sempre grato del nostro rapporto nella band, perché sebbene io trovi difficile perdonare me stesso, penso che sia stato bello mostrare gli uni agli altri il reciproco perdono.” Scherza Farro, “Dietro le quinte non mi dici queste cose, però!” e aggiunge, “Penso che non siamo resilienti quanto pensiamo. Abbiamo bisogno di pace, di calma e riposo così da poter tornare in piena forma.” Aggiunge Hayley, “siamo creature fragili. Saremo sempre un disastro e non riusciremo mai a risolvere tutto appieno. Potrebbe essere proprio questa negazione sfacciata che ci tiene qui.”
Adesso, quasi vent’anni dopo il loro primo incontro, i Paramore si chiedono cosa lasceranno, cosa resterà indipendentemente dal loro futuro. “Ci abbiamo impiegato metà delle nostre vite, ma adesso sappiamo finalmente come essere amici migliori gli uni per gli altri. Il successo può anche non avere niente a che fare con le nostre carriere. A noi piace stare insieme, già solo le band che ci piacciono bastano a unirci,” spiega Hayley. “Vogliamo davvero offrire qualcosa che sia accogliente e caloroso. Uno spazio sicuro. Ah.. uno ‘spazio sicuro’,” alza gli occhi al cielo. “Non sembra più nemmeno una vera frase, questa. Ma che sia ai nostri concerti, nel modo in cui ci comportiamo o cosa scegliamo di evidenziare, voglio che la gente si soffermi sulla diversità del pubblico quando siamo sul palco e quanto questo ci faccia piacere. Per me, questo conta molto di più come messaggio che essere ricordati per un tormentone. Vogliamo fare bella musica, ma più di ogni altra cosa, speriamo di poter far sentire tutti i benvenuti.”