I Paramore hanno finalmente pubblicato l’intervista che hanno fatto con Zane Lowe, una delle più profonde e interessanti finora pubblicate. Ascoltala in lingua originale nel video sopra, oppure leggi la traduzione:
Zane: Eccoci qua! Sapevo che ci saremmo rivisti, che avreste fatto un altro album. Anche perché, non vi siete sciolti, ma ci avete tenuti sulle spine con progetti e collaborazioni varie, ma di fatto non eravate ‘attivi’. E per voi come band, è stata una decisione naturale, piuttosto che una scelta imposta?
Hayley: Credo che sia sembrata naturale perché ne avevamo davvero bisogno. Non è una strategia, perché in questo mondo [della musica] si deve programmare tutto con anni di anticipo, ma la vita non funziona così. Quindi quando si decide di dedicarsi più alla vita reale, a quello che succede dietro le quinte, significa che non ci può essere una strategia. Quindi ci è venuto spontaneo isolarci per un po’, la pandemia ha di certo contribuito, ma ne avevamo bisogno.
Zane: Non ve l’ho mai chiesto prima, ma c’è stato un episodio specifico che vi ha fatto capire che non volevate fermarvi per un po’?
Taylor: Quando sei in questa industria fai parte di una macchina in continuo movimento, e fermarsi vuol dire perdere l’attenzione delle persone e della fanbase. Inoltre, noi siamo responsabili anche lavoro di altre persone, persone con le quali amiamo lavorare. È stato molto difficile prendere questa decisione, ma io personalmente stavo iniziando a non potere sostenere più il ritmo. Non ci siamo fermati per anni, e quando capitava, era al massimo per qualche mese, ma poi dovevamo riprendere a scrivere e andare in tour: è un circolo vizioso. Quindi, un giorno, sono andato da Zac e Hayley e gli ho detto che avevo bisogno di staccare. Entrambi sono stati molto empatici nei miei confronti. Abbiamo quindi deciso quale sarebbe stato ufficialmente il nostro ultimo impegno come band. Se avevamo qualcosa già in programma, ovviamente l’avrei portato a termine, ma avevo bisogno di sapere che ci saremmo presi una pausa. Abbiamo scelto l’Art + Friends a Nashville come ultimo giorno attivo della band.
Lo abbiamo detto anche al nostro manager, spiegandogli che non ci stavamo sciogliendo ma che avevamo bisogno di un periodo di pausa. Non volevamo che ci proponesse nulla, e gli abbiamo chiesto di onorare questa decisione. Di proteggerci e darci tempo fuori dalle scene. E lui l’ha fatto.
Zane: Parlare in maniera così diretta con lui è stata una scelta basata sulla fiducia che avete in lui. Ho parlato con tanti artisti in passato, e la maggior parte non sa dire a no ad opportunità importanti che continuano a presentarsi nonostante la scelta di fermarsi. Molti si chiedono anche se possono davvero fermarsi ma avere ancora le porte aperte in futuro.
Hayley: Mark, il nostro manager, è stato con noi dal primo giorno. Non riesco a immaginare cosa abbia pensato quando gli abbiamo dato la notizia, ma l’ha accettata. È stata la prima volta nella nostra carriera in cui non ho parlato con lui per più di due settimane. È un mentore per noi, non solo un manager.
Zac: Quando Taylor è venuto a parlarci per la prima volta, ho subito pensato “Ma sono appena tornato nella band! Non voglio fermarmi ora,” ma riflettendo sul passato adesso mi rendo conto di quanto sia stata importante questa decisione per la creazione del nuovo album.
Zane: È stato un bene che avete avuto modo di dare priorità a momenti e ricordi della vostra vita, momenti che vi faranno compagnia mentre maturate e crescete. In questa industria alcuni momenti capitano, e te li dimentichi perché sembrano che stanno capitando attorno a te e nel chaos non ne sei cosciente. Accettare il cambiamento ti farà vivere le migliori esperienze, ed è quello che state facendo voi.
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Zane: Siete andati in tour, nascondendo un intero album come se fosse un segreto da niente. Deve essere stato complicato per voi fare concerti pensando a tutte le altre canzoni già pronte ma di fatto cantando solamente la traccia che ha dato il titolo al disco.
Zac: Volevamo conservarlo per un altro momento. Volevamo rientrare in scena con solo una canzone e darle la giusta importanza.
Hayley: La cosa più importante per noi è stata accogliere tutte le persone nuove che ci hanno scoperti durante la pausa, con canzoni vecchie e con una canzone nuova.
Zane: Sì, io sono stato nel pubblico e mi sono accorto che c’erano tantissime persone nuove, moltissimi ragazzini che avranno avuto sì e no quindici anni, e vi sentivano per la prima volta. E voi vi stavate divertendo moltissimo!
Zac: A pensarci, non ci sono stati concerti andati male. Scorreva tutto bene nonostante piccoli errori che possono capitare. Quindi veniva spontaneo a tutti dare il massimo. Hayley lo fa ogni sera, ma la band in certi casi può permettersi di estraniarsi un attimo. Io l’ho fatto, soprattutto in passato, quando eravamo ragazzini. Ovviamente, ogni sera salivamo sul palco e tutti facevano del loro meglio, ma se ogni tanto mi sentivo come se dovessi solamente finire un compitino e scendere dal palco, guardavo la folla. Io sono al loro evento, è la loro serata, e devo dare il meglio.
Hayley: Ed è pazzesco pensare che ci sono alcune canzoni che quando ero più piccola odiavo, per esempio Whoa, ma poi l’abbiamo cantata live e mi ha dato una carica che mi ha fatto pensare ‘Mh, penso che questa canzone mi piace molto’. Nel mio caso, ciò che mi dà più carica è la batteria, è sempre stato così. Soprattutto arrivando ad After Laughter, perché ha un sound più swing e funk…
Zac: [In AL] E’ merito sopratutto di Taylor perché programmava lui la batteria, è merito suo!
Taylor: Beh, la batteria è stato il primo strumento che abbiamo imparato, tutti e tre. Il ‘primo amore’, ecco. Per questo tendiamo a scrivere tutti in maniera molto ritmica.
Zane: E tu [Taylor] in particolare suoni la chitarra in maniera molto ritmica, è particolarmente evidente in questo disco. È una cosa essenziale, perché permette anche una migliore performance per te ]Hayley] come cantante, ma anche come autrice. Proprio un altro livello. Di complimenti ne sto facendo a molti, ma per quanto vi riguarda ormai sto ascoltando questo album da un bel po’ di tempo, e posso dire che dal punto di vista dei testi è su tutt’altro livello.
Hayley: Oh, grazie. Sono molto critica verso me stessa, soprattutto per come canto live, ma i testi sono la cosa con la quale mi immedesimo di più, anche per le canzoni di altri artisti. Ci sono dei testi che sono molto molto semplici in questo album, ma poi ce ne sono altri che sembrano molto di nicchia, specialmente per me, e sono molto contenta che stiano bene insieme.
Zane: Non ne sono sorpreso, perché avete fatto un grande sforzo emotivo, con un’affermazione personale che parla davvero di tutti noi. È difficile da fare. Una cosa è esplorare un tema con un testo, un tema magari personale, e comunque fregarsene. Io adoro la vostra band, e riesco sempre ad applicare i vostri brani alla mia esperienza personale – e io vi adoro, sono un fan e come tale sono narcisista – ed è come se steste scrivendo di me! E di tutti noi! Ma stavolta ci sei riuscita davvero, e c’è un tema in quest’album, e spero di non sbagliarmi, ma secondo me è un approccio serio alla condizione umana. Ma non limitatamente alla mera comprensione senza effettivamente esserne parte.
Hayley: Sono d’accordo, assolutamente, su tutto quello che hai detto. Sia sul piano personale che generale. È come se in tutti noi c’è stato un interesse di scoprirne i misteri nascosti, perché la prima canzone che abbiamo scritto del disco è stata Thick Skull ed è stata davvero una retrospettiva sulla nostra carriera e sulla mia reputazione e di come ciò mi abbia influenzata. Spiego proprio, ‘E se tutte quelle storie che la gente racconta di me fossero vere? Se ne fossi colpevole?’. E l’ho amato perché ho sempre avuto tanta paura di quello che la gente diceva di me nel contesto dei Paramore. Chiedermi se avessero ragione, essere più indulgente, è stato liberatorio. È servito a guarire una versione più giovane di me stessa, e ne avevo davvero bisogno. È una tematica strettamente legata al benessere mentale, ho avuto modo di ripensare a tutto quello che è successo quando ci siamo fermati, a come ci abbiamo lasciato un po’ tutti da soli. Poi c’è stata la pandemia che si è aggiunta, ma non appena abbiamo ricominciato a lavorare, dentro di me mi sono sentita insaziabile, avida. L’ego è tornato vivo ed è stato utile perché mi ha dato voglia di ricominciare. Avevo paura certo, ma sono riuscita a usare anche tematiche che tenevo sottomano da un po’ e che mi sono sembrate adatte.
Zac: È scontato, ma lo dirò lo stesso. Hayley, sei una delle autrici e cantanti più talentuose che io conosca, te lo dico sia da amico che da musicista. La cosa migliore di tutto ciò è quando io e Taylor scrivevamo musica e pensavamo, ‘Cosa ci scriverà Hayley sopra?’. Potevi facilmente scriverci sopra una storia, ma tornavi sempre con qualcosa di molto più auto-riflessivo e fai salire di livello i testi, è una cosa davvero difficile da fare ed è stato davvero bello da vedere.
Zane: Non so come funziona. Quando fate le demo ci lavorate insieme oppure hai bisogno di puro isolamento? Come arrivi a completare queste canzoni una volta che senti il demo?
Hayley: A volte siamo tutti insieme, è successo per The News, ma è molto raro. Di solito devo andare via e starmene in un angolo da sola. A volte devo solo cantare una parte mille volte, oppure solo ripeterla mentalmente, prima di mostrare il testo anche a loro spiegando che non l’ho ancora cantata e non ho idea di cosa ne uscirà fuori. La cosa bella per me, dalla mia prospettiva, è che non so mai cosa faranno loro dal punto di vista musicale, perché si annoiano facilmente e vogliono sempre provare cose nuove. Ma questa cosa mi ha entusiasmato tantissimo, perché ho avuto modo di intervenire anch’io a volte, e di fare un passo indietro in altre, infatti mi ha perfino stupito quanto fosse funk.
Zane: E infatti hai scritto alcuni dei testi migliori che abbia mai sentito. Anche perché ci sono argomenti su cui molti vorrebbero scrivere ma c’è una linea molto sottile, perché tu hai scritto di argomenti che riguardano tutti noi. Come fai a scrivere così senza tendere a giudicare l’argomento?
Hayley: Beh, capita spesso che quando scriviamo canzoni sarcastiche le persone non lo capiscano davvero. Come per Ain’t It Fun, ci sono ancora oggi persone che dicono ‘No, non è divertente Hayley’. Ma è proprio questo il punto: non è divertente.
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Zane: C’est Comme Ça. Per me questa canzone parla di riconoscere il cambiamento e accettarlo.
Hayley: Sì, perché nel nostro percorso insieme, abbiamo cercato di resistere al cambiamento, di far restare tutto uguale. Quando eravamo ragazzini, non abbiamo saputo affrontare il cambiamento e ci siamo comportati male gli uni con gli altri. Ancora oggi combatto contro questa cosa. Taylor mi dice sempre che l’ansia è esattamente questo – è vuoi andare contro la realtà, e anche la depressione può essere così. Ma è una lezione che si impara durante tutta la vita.
Zane: Ma non ti ho mai sentita così onesta rispetto a ciò che è giusto e a quello che non lo è, come in questo album. Come in Big Man, Little Dignity. Si vede chiaramente in quella canzone.
Hayley: Non puoi dire alcune di quelle cose quando stai vivendo quella situazione, non hai il punto di vista corretto a causa della resistenza che imponi. Mi piace che in questi giorni si stiano girando molti film e serie tv che smascherano le persone al potere e le gerarchie, mostrandone anche il lato negativo, un lato che difficilmente riusciamo a vedere. Sono cresciuta vedendo che esistono molti uomini malvagi. Non sto parlando di mio padre o mio nonno, ma sto parlando di uomini che hanno qualche relazione di parentela o sono stati vicini alla mia famiglia. Finalmente ho avuto il tempo di districarla in quattro anni, andando in terapia e trovando il filo conduttore di queste persone per le quali provo rabbia: erano sempre tutti uomini etero. Ho dovuto davvero trattenermi dal proiettare la mia esperienza personale per non generalizzarla perché, beh, guarda la mia vita, guarda il nostro team: tutta la mia vita è piena di uomini fantastici, empatici e intelligenti, e sono fortunata perché questo non succede spesso, soprattutto alle donne di questo settore.
Zane: Lo sto forse parafrasando troppo, ma è triste pensare che non cambierà mai.
Hayley: Già, è la parte brutta del potere, di sistemi che sono arcaici.
Zane: Il potere è una cosa interessante, perché significa anche avere un microfono e un’amplificazione e un pubblico che vuole sentirti cantare. Il potere è avere la possibilità di sederti su un palco e fermarsi un momento. E immagino che per te non ci sia niente di già scritto o già previsto, ma invece decidi di parlare di quello che ti passa per la mente.
Hayley: Non so se lo avvertite, ma la mia voce un po’ trema a volte perché inizio a rendermi conto che la gente è attenta e le cose potrebbero sfuggirmi di mano, e quindi mi agito un po’, ma non si può sfuggire. Penso sia successo in un certo senso quando eravamo al Young Fest, in cui c’è stato un contesto molto nostalgico, in cui si ritrovava l’atmosfera emo, e non credo che si possa far capire a una nuova generazione che non è tutto rose e fiori. Il loro sentimento [di nostalgia] è tenero ma, all’epoca non era così. Perché era tutto strano, complicato, e tossico. Quindi quando c’è stato il festival, la mattina che ci siamo svegliati, il sabato in cui c’era il primo concerto, ho notato di avere molta rabbia in corpo e non capivo perché. E man mano che scrivevo – perché stavo mettendo giù le mie emozioni, perché sapevo che non mi avrebbe fatto bene trattenerle – le ho tirate tutte fuori, poi ne ho riproposto una versione simile sul palco ma ero ancora arrabbiata, è stato quasi peggio. Ma quando avevo 16 non mi permettevo di provare quelle emozioni, quindi quando trattieni un sentimento, questo inevitabilmente cresce, e non va via, anzi diventa parte delle tue decisioni, e ho pensato che avessimo bisogno di uno momento per dire che eravamo contenti che quel panorama musicale in particolare fosse cambiato, perché ora ci sono tutti i tipi di persone che si godono la musica, ma non siamo sempre contenti dell’esperienza che abbiamo avuto in passato. Siamo molto fortunati di avercela fatta, di esserne usciti.
Zane: Sì, ne siete usciti. E ci siete riusciti dieci anni fa. Appena in tempo.
Hayley: Avevamo bisogno di cambiare in qualche modo, e non è questione di essere migliori o più intelligenti degli altri, ma non era il posto giusto in cui fermarsi, non avevamo certo finito. Non eravamo a nostro agio in quel contesto. Perché bisogna proteggerti, e dopo un po’ non resta più niente da dare se accumuli solo esperienze traumatiche.
Zane: Che poi ti porta alla depressione, la quale impedisce a te stesso l’opportunità di fare qualsiasi cosa, crei delle scuse, e poi sei a corto di tempo [riferimento alla canzone Running Out of Time di This Is Why]. Canzone che tra l’altro è diventata una delle mie canzoni preferite in assoluto. Questa canzone per me parla dell’aspettativa di considerazione, perché è difficile essere considerevoli quando la gente se lo aspetta da te.
Hayley: Mi ricordo che quando avevamo 19 anni io avevo un rapporto più stretto con Taylor Swift perché vivevamo entrambe a Nashville e ognuna di noi stava vivendo la propria versione di successo per la prima volta. Ero andata lì per passare un po’ di tempo insieme. È un’ottima cuoca, a proposito. Mi ha insegnato a preparare tante cose che non mi ricordo più. Quando stavamo facendo un tour della sua casa, Taylor si è soffermata su un armadio pieno di doni e mi disse che se mai aveva voglia di mandare qualche pensiero a qualcuno, lo aveva. Mi sono detta, ‘Oddio, la mia vita è un caos, io mi ricordo appena di mandare biglietti o fiori’. Ho ancora regali di Natale a casa che non ho mandato ai miei amici, tutti impilati nel fondo dell’armadio. Ma mi piacerebbe tanto essere quel tipo di persona che ha pieno controllo della propria vita. Una che ha tempo libero e passa a trovare amici portando dei fiori. Queste cose, le farebbe la persona ideale che vorrei essere.
Zane: [Parlando di You First] Zac, come mai ancora batti le bacchette della batteria prima all’inizio di una canzone?
Zac: Per dare un senso più spontaneo alla canzone. Al giorno d’oggi è molto facile tagliare e montare una canzone in post produzione. Secondo me è divertente mantenere alcuni errori, tipo un tamburello che cade per terra.
Zane: Sì, perché c’è la batteria poco dopo l’inizio, e pensi che inizierà a picchiare alla grande, e poi invece c’è il contrattempo, il tutto rende il brano fantastico. Ti porta a prestare attenzione agli strumenti che suonano, e secondo me il pezzo è in un certo senso la somma di tutti brani dell’album. C’è l’energia, e queste chitarre che sembrano fredde ma c’è un calore di sottofondo, quindi mi chiedo quale sia la storia dietro questa canzone che adoro.
Taylor: È curioso che tu voglia iniziare proprio da questo brano… perché è proprio quello che mi ha dato più problemi, tra tutte le canzoni nel disco, perché… dammi un attimo di tempo, anche perché sono nervosissimo per questa intervista. Mi sento come se avessi dodici anni, e ripenso al fatto che tu [Zane] eri a prendere un caffè con Tom Yorke, parlavate di cose fantastiche e io invece sono seduto qui, mi sento insignificante e continuo a chiedermi cosa fare con le mani…
Zane: Mi dispiace un sacco, T! Perché credo che soprattutto dall’ultimo anno – ed Hayley potrà confermare – devo assolutamente dirti quanto ti rispetto e apprezzo quello che fai come musicista. Sia come autore che come chitarrista. Al diavolo le telecamere e l’intervista, perché vale in tutti i contesti, che il tuo modo di suonare e di dare lo sfondo giusto affinché le emozioni convergano e fa sì che ci sia ritmo che ti fa venire voglia di ballare e muoverti…
Taylor: Forse è anche perché soffro di ADHD – magari ora ne soffrono un po’ tutti – quindi non riesco a stare fermo, anche se sto provando a contenermi.
[Zane dice che per lui è lo stesso e spiega di non sentirsi perfettamente in forma perché è stato male recentemente. Quindi tutti sono un po’ fuori forma, tranne Zac.]
Hayley: Tu sei sempre in forma? Perché apparentemente io ti vedo così, però…?
Zac: Sono umano! E comunque i primi minuti dell’intervista ero agitatissimo!
Zane: E’ una situazione particolare, non era la conversazione che pensavo avremmo fatto, ma la vedo come un’opportunità per catturare… per supportare le intenzioni della musica e mantenerle per sempre, così se la gente l’ascolterà in futuro, potrà capire cosa succedeva in questo periodo.
Zac: È anche interessante che tu abbia fatto parlare di You First a Taylor perché, sai, è facile parlare di Running out of Time, visto il tema, il sound, ma Taylor alla fin fine ha detto che [You First] non gli piace. E penso che sia l’essenza dell’album perché Taylor ha veramente alzato il livello, ma soprattutto come parte di una squadra soprattutto, partecipando anche se qualcosa non gli piaceva.
Zane: Taylor è uno che mette anima e cuore in ogni dettaglio di ciò che fa, come fai a capire quando hai finito un brano che non ti piace e non vorresti nell’album?
Taylor: A essere onesto, non mi andava mai bene nulla, e questo brano è uno degli ultimi per cui ho fatto le chitarre. Verso la fine, quando stavamo completando e sistemando il tutto, ho suonato questo pezzo per ultimo, e penso che ci siano alcune parti che avrei dovuto risuonare, ma ero stanchissimo e a un certo punto – Carlos rideva – ho iniziato a conservare tutte le chitarre e le attrezzature e volevo proprio finire, ma non ero convinto. Non so adesso se è vero o no, ma penso che in quel momento fossi certo di aver fatto tutto il possibile. Questo disco mi ha distrutto, e in retrospettiva sono contento perché mi ha fatto crescere, sia me che loro. E sono molto grato di non essere un solista perché prendo le cose troppo a cuore. La musica mi emoziona moltissimo, non i testi – quelli sono l’ultima cosa che ascolto, anche se ovviamente ci ritorno sopra e ascolto quello che Hayley ha scritto – ma ci sono canzoni in cui veramente non so cosa canti, sinceramente. Ma la musica per me è fondamentale, e se le cose non combaciano nel modo che dico io, che non è mai nemmeno una cosa precisa perché seguo molto l’istinto-
Hayley: È successa la stessa cosa quando hai prodotto Petals, quello è stato proprio un tracollo emotivo…
Taylor: Beh sì, credo che succeda per ogni disco ormai. Comunque tornando al brano, non credo di esserne mai stato completamente soddisfatto, anche se riascoltandolo adesso non mi fa lo stesso effetto perché io parlo proprio di un momento specifico, e adesso riesco ad avere una prospettiva diversa, ma mi ricordo benissimo la sensazione di insoddisfazione. Anche se succede ogni volta che questi brani così finiscono per essere i preferiti dell’etichetta e del management, quindi è quasi una crudeltà nei miei confronti alla fine.
Zac: TIW è stato un ciclone, siamo riusciti a scriverlo in poco tempo, e Taylor non aveva solo le chitarre a cui pensare, ma si è proprio concentrato sul progetto in toto. Ognuno di noi ha il suo ruolo ovviamente e tutti abbiamo dato il nostro meglio, ma penso che Taylor a volte si assuma proprio tutta la responsabilità ed è grazie a questo che il disco suona così bene, perché molte cose terminano bene proprio perché è Taylor a cominciarle, e non potremmo mai farcela senza di lui. Ma a volte non riesce a muoversi senza il nostro aiuto [di Hayley e Zac], quindi diventa proprio una collaborazione totale. È quello che è successo con This Is Why alla fine. Ci siamo ritrovati in sintonia quando Taylor ci ha chiesto di ascoltare l’idea che gli era venuta. E c’è un momento esatto in cui sai che T è orgoglioso di qualcosa, perché non dice niente, e ci chiede solo cosa ne pensiamo di qualcosa che ha già fatto sul bridge o altro, di ascoltare e basta. Infatti abbiamo imparato ad accogliere questa sua iniziativa e aiutarci a vicenda e tutto scorre.
Taylor: Concordo. Credo che questo sia l’album più collaborativo che abbiamo fatto finora dall’inizio alla fine. Per il Self-Titled e anche After Laughter, prima che Zac rientrasse, io provavo a fare tutto da solo, e se da un lato mi ha dato ispirazione, dall’altro vista la mia personalità era un sacco da digerire, anche per le aspettative mie, di Hayley… Ma con il nuovo disco, l’avere Zac dall’inizio alla fine mi ha permesso di poter condividere le idee a vicenda anche dal punto di vista strumentale, ce ne siamo occupati insieme. È un po’ il motivo per cui non voglio mai fare interviste per i chitarristi – e non sto cercando di fare il presuntuoso – ma la verità è che non pianifico prima cosa fare, e diventa anche fastidioso a volte, ma è un aspetto positivo per la collaborazione. A volte, quando scrivo e mi chiudo in studio, lavoro a singole sezioni per ore ed è fantastico perché Zac ed Hayley mi supportano quando mi inceppo e non riesco ad andare avanti.
Hayley: Non credo di avertelo mai sentito spiegare così, ma ha ancora più senso perché noi [Hayley e Zac] siamo presenti dall’inizio alla fine, e ognuno di noi ha un approccio totalmente diverso sull’essere creativi, ma ha perfettamente senso ora più che mai.
Zane: Quello che mi piace di voi Paramore è che traete esperienza dalla vostra comunità, e tutti quelli che conosco vi vogliono bene, e vi supportano, o vi sono grati per il supporto che voi date a loro, e penso che sia perché voi capite appieno le decisioni da prendere in qualità di artisti. Quindi vorrei sapere cosa state imparando in questo percorso, e secondo voi cosa è importante per essere un artista vero?
Hayley: Ne parlavo con un conoscente, e dicevamo che una cosa sai che funziona quando c’è chi non vuole dirti cose positive in faccia perché vogliono andare controcorrente. La cosa che interessante è che siamo tutti sensibili, e forse è per questo che, fin da quando [Zane] sei venuto quella volta a casa di Taylor, è stata un’esperienza importante perché io personalmente ero rimasta traumatizzata da alcune interviste che avevamo fatto nel corso degli anni, soprattutto da ragazzini, e io ero terrorizzata all’idea di dover parlare di After Laughter per via delle cose personali che ci sono dentro e che mi stavano succedendo, ma tu sei stato molto empatico, ed è una cosa fondamentale. In un certo senso, gli artisti esistono per mettere sotto i riflettori particolari emotivi difficili da spiegare.
Zane: A volte mi chiedo infatti perché ci ostiniamo a tenere alcuni brani per noi, ascoltarli da soli quasi fossero cose sacre. Un po’ come dice Figure 8!
Hayley: Noi eravamo felicissimi di questo brano, perché c’era l’idea di avere un pezzo un po’ più incisivo, e questo ci è venuto naturale, senza dover forzare per soddisfare le aspettative di chi magari ci sente per la prima volta. Magari non corrisponde esattamente a ciò che siamo in questo momento, ma è comunque valido.
Zane: Non darei giustizia all’album, almeno in questo ambiente più libero, senza parlare di Liar.
Hayley: È uno dei miei brani preferiti.
Zane: Credo che sia il miglior componimento che voi abbiate mai scritto.
Hayley: Quando ho sentito la prima volta la musica – credo fino a quel punto avessero lavorato solo alla strofa, ed è quella che ho ricevuto per prima – ero davvero felice. E questo è un altro aspetto del poter lavorare sulla musica prima cosicché io ci possa scrivere sopra dopo, perché io scrivevo esattamente sulla ritmica, anche se ho contato un po’ a modo mio e le due strofe sono suddivise in maniera leggermente diversa. Adoro cantare questo brano. E questo probabilmente è l’unico contesto in cui ne riesco a parlare senza problemi – per me, essere in una relazione che porti rispetto e onore da entrambe le parti per la prima volta nella mia vita, ed essere una delle prime persone nella mia famiglia a poterlo vivere, a parte mio nonno e mia nonna, per me è stato terrificante. Fa paura pensare di sapere cosa voglia dire avere un rapporto “sano” solo per scoprire che è tutta una presa in giro, e continuavo a dirmi che fosse difficile perché era un sentimento vero. Fa male perché è vero. È stato in un periodo della mia vita in cui continuavo a prendere decisioni terribili per il mio cuore, ma quando le cose sono diventate più semplici – e questo non significa che sia sempre facile – e quando sembra tutto sano e rispettoso, mi dicevo che fosse sbagliato. Ho lottato contro quel sentimento, mi dicevo che fosse solo una questione di convenienza, che forse stavo prendendo una decisione verso cui mi spingeva il mio ego, mi sono inventata di tutto, ma… noi tre seduti qua – loro due sono le persone che conosco da più tempo in assoluto, con cui ho l’amicizia più solida. È stato un percorso importante, e rendermi conto che voglio bene a entrambi più che a chiunque altro nella mia vita, ma che il mio affetto per ciascuno di loro era un po’ diverso, è stato terrificante. Pensavo di essere una persona orribile, che mi stessi sbagliando, di essere ciò che gli altri avevano sempre detto di me. ‘Ora Hayley si metterà con tutti i componenti della band?’ Me ne hanno dette di tutti i colori. Ma quando hai sufficienti ragioni per aver paura, oltre alla paura che l’amore stesso provoca – tutti e tre adesso abbiamo relazioni sane – la voce mi trema un po’ – con persone con cui possiamo essere noi stessi. Ne parlavi tu [Zac] l’altra volta, quando non si hanno molti esempi positivi, a chi puoi rivolgerti?
Zane: E tutto questo l’avete fatta diventare una gran bella canzone.
Hayley: Non vedo l’ora che il pubblico possa cantare il bridge. Il brano in sé è diverso dal nostro solito, ma il bridge è una sorta di classico per un nostro concerto.
Zane: È il testo più onesto che tu abbia scritto.
Hayley: Sì, davvero. Ed è bello che è il più onesto, ma non in senso negativo.
Zane: [A Taylor] Eri tranquillo quando avete finito il demo di questo brano?
Taylor: Siamo tutti grandissimi fan l’uno dell’altro, nessuno di noi mette in discussione il reciproco talento o la creatività, ma ci sono tante volte in cui scriviamo un brano, o una sezione, che magari a me piace moltissimo, e capita che invece non provochi niente in Hayley, ma non ha niente a che fare con quello che le abbiamo dato. È più il fatto che devi proprio farti travolgere da un’idea. È successo soprattutto per questo album, perché non ero solo io a mandarle idee, ma erano pezzi su cui io e Zac lavoravamo insieme, e trovare il momento giusto in cui mandarlo a Hayley non era facile. Mette sempre un po’ d’ansia, ma non perché hai paura che non piaccia. Piuttosto non sai che idea potrà far venire, anche perché non è mai quella che magari io immaginavo. E di solito l’idea che ne viene fuori è sempre migliori di quanto mi aspetti. La cosa bella è che non le mandiamo mai un brano intero, perché ho imparato molto presto che magari passavo giorni a cercare di completare tutto il brano e lei non riusciva a scrivere niente. Quindi le mando sezioni e da quelle ci lasciamo ispirare, andando spesso in direzioni che diversamente non avremmo mai preso. Quindi credo che ci sia sempre un po’ di timore, ma non in senso negativo, perché speriamo che un’idea sopravviva fino alla fine del percorso.
Zane: Questo rappresenta bene ciò che dal mio punto di vista caratterizza i Paramore, che ci sono due modi per affrontare la vita: brama il momento, cercalo, ma apprezzalo anche se non riesci, quindi forse è questa la lezione finale?
Hayley: Penso che l’idea sia che quando stai vivendo un momento bellissimo, hai così tanta paura che finisca che alla fine non lo vivi affatto. Ed è una cosa che io tendo a fare spesso.
Zane: E questa è stata la liberazione, perché la cosa fondamentale è capirlo.
Zac: Quando abbiamo scritto Crave, io e Taylor eravamo vicini a lavorare, stavamo suonando, e tu [Hayley] eri un po’ più in disparte, forse in un’altra stanza, e noi ci siamo dovuti fermare perché a un certo punto dal computer di Hayley è venuto fuori Crave a tutto volume, e abbiamo capito che stava scrivendo su quella melodia, al ritornello.
Hayley: Ovviamente non ho scritto per tutto il tempo che sono stata lì, più che altro buttavo giù idee che mi sembravano troppo semplici, ma che poi magari non lo sono, e mi ha dato la sensazione di essere tornata ai primi anni 2000, come quando eravamo ragazzini, e mi piace soprattutto per il risultato che ne è venuto fuori. Perché parla di apprezzare ogni istante, di tirarne fuori il massimo, e di non abbandonarlo prima che finisca, di non programmare la prossima mossa in anticipo.
Zane: Ho ascoltato l’intervista in cui parlate dell’amicizia che avete intrecciato con artisti di generazioni diverse, e forse se riuscissi ad allontanarti da ciò che eri e focalizzarti su chi sei ora, allora il passato potrebbe anche tornare utile. È così?
Hayley: Adesso sì, sebbene non sia un percorso lineare, ma dissestato. Mi sarebbe piaciuto che lo fosse, perché ci siamo fermati, io ho cominciato la terapia, ci siamo presi tutti più cura di noi stessi, cercando anche di comunicare meglio, e adesso stiamo bene. Ci ho creduto per un po’, pensando che fosse parte della nostra vita, perché avevamo comunque le cose fondamentali, la nostra famiglia, la nostra casa… ma non è mai così perfetto. C’è sempre qualcosa che ti ricorda il negativo, come una versione piccola di te che te lo ricorda costantemente. Io cerco di ignorare questa sensazione, perché in un certo senso è un’autodifesa.
Zac: Quando abbiamo scritto quest’album, ci sono stai molti momenti in cui ci siamo ricordati perché abbiamo iniziato ad amore la musica, e suonare sia insieme che indipendentemente. È successo in brani come Thick Skull o Running Out of Time, alcune parti ci ricordavano le canzoni con cui siamo cresciuti e perché abbiamo iniziato a suonare.
Zane: In Running Out Of Time ci sono gli obbligati sui piatti nella seconda parte del ritornello che sono fenomenali.
Taylor: Le strofe e il bridge sono le parti che preferisco scrivere perché ho meno pressione addosso, al contrario dei ritornelli che devono essere incisivi. Ogni volta che arrivavamo ai ritornelli mi bloccavo, ma lì avevo delle progressioni di accordi che mi piacevano e che non riuscivo a mettere insieme, ma Zac mi ha aiutato con i suggerimenti giusti. È stato uno dei miei momenti preferiti perché è stato come se avessimo sbloccato qualcosa.
Zane: Non succede spesso che i miei colleghi mi scrivano a lettere maiuscole di chiudere, ma sapete quanto è difficile far parlare Taylor? Col cavolo, che chiudo! Mi sono reso conto comunque che solitamente abbiamo parlato per meno tempo, e pensavo di conoscervi ma non vi conosco affatto! Questi sono i veri Paramore, e anche io sono stato il vero me stesso con voi. Ne sono davvero felice!
Hayley: Ti vogliamo bene, siamo contenti di poter essere amici!