Nel fare Petals for Armor, Hayley Williams è riuscita a vedere la propria vulnerabilità come anche la propria forza e questo le ha fatto attraversare una “enorme trasformazione” come persona. Lei sembra sorprendentemente saggia ora, descrivendo come ha imparato ad apprezzare, soprattutto, il senso di unione tra sé stessa e gli altri. Hayley ha rilasciato Petals for Armor in tre parti, ognuna nel suo EP, e vede questo trittico come se fossero fuoco, terra e acqua.
Durante la mattina di un mercoledì di Aprile, Hayley Williams ha ricevuto una chiamata via Skype da Jenn Pelly di Pitchfork. Con il progetto completamente rilasciato, la cantante approfondisce e illumina i temi profondi di Petals for Armor una canzone alla volta.
La prima parola del disco è “rabbia” [rage]. Da dove arriva la tua?
Ho scritto un sacco di brani di questo disco mentre guidavo. Ero nella mia macchina cantando, e la parola “rabbia” è venuta fuori. So che ne ho un sacco ma non so da dove sia venuta o verso cosa stesse puntando. Penso fosse questo pensiero generale riguardo alla rabbia che tutti noi abbiamo, che la sentiamo o meno, ma continuando a scrivere, questa diveniva davvero personale e veloce.
Ho realizzato che avevo molto di più da imparare riguardo a me stessa e alla storia della mia famiglia. Penso che la mia rabbia sia venuta fuori da un trauma generazionale. È stata uno schema, una ripetizione, per molte donne nella mia famiglia, dove è quasi come se loro stessero ricercando differenti tipi di abuso. Sono più grande ora, e mia madre è più disposta a parlare delle sue esperienze e le esperienze di sua madre, e sto realizzando di essere una discendente di una lunga linea di donne che sono sopravvissute. Non ho mai passato nulla di violento, ma mi sono trovata a causarmi molto dolore, anche scegliendo persone che mi causano dolore. Così la rabbia parte dall’essere relativa al sentirsi disperati e soli e poi realizzo che la mia irritazione può essere uno stimolo per cambiare.
La realizzazione che hai riguardo alle donne della tua famiglia mi incuriosiscono in riferimento al testo, “If my child needed protection/From a fucker like that man/I’d sooner gut him/’Cause nothing cuts like a mother.”
Ero in una sessione di terapia, rivivendo uno dei miei ricordi più vividi, e non è stato uno dei più positivi: avevo 4 o 5 anni ed ero in mezzo ai miei genitori che stavano litigando. La reazione che ho avuto internamente era questo istinto materno di cogliere quella bimba innocente e stringerla e proteggerla. Questo sentimento mi ha scosso per tutto il corpo: non volevo fermarmi di tenere questa bambina in salvo. Mi sentivo piena di energie per la speranza e la possibilità di prendersi cura di questa innocente parte di me che aveva bisogno di più protezione.
Il testo “wrap yourself in petals for armor” cosa significa per te?
Quando sapevo di stare per divorziare, avevo deciso di percorrere un approccio terapeutico più olistico, facendo lavorare il corpo e l’energia, qualsiasi cosa potevo provare per curare il trauma in me. Ho cominciato ad avere queste visioni dove ero disgustosa, coperta di sporco e terra, e c’erano viticci e fiori. La mia prima reazione a questo era: “Sto avendo una visione di me stessa in decomposizione.” Ma come ho notato i sentimenti nel mio corpo, ho realizzato che ero molto più viva. Tutte le cose che stavo provando erano verità che io non volevo accettare fino a quel punto. E quando ho cominciato a rendermi conto di esse e a sentirne il dolore, queste cose bellissime sono cresciute fuori. L’immaginario floreale è diventato vitale per me. Ho cominciato a riempire casa mia di fiori e cose viventi. Qualche volta tenevo anche qualche fiore morto intorno a me.
Approfondendo il mio lavoro, era più correlato all’accettazione e alla vulnerabilità del mio dolore, che diventava più tenue invece che qualcosa con la capacità di rafforzarmi dentro. Ho continuato a pensare, perché ho sempre cercato di essere una dura per così tanto tempo? Ho sempre provato ad essere la più tosta di chiunque altro sul palco, nella mia vita reale questo non importava. Il modo in cui facevo le cose era come prendere a pugni un muro. E non funziona mai dopo un attimo. Non è il modo di andare avanti.
Questa è una traccia spaziale sull’affrontare la perdita, e il testo è davvero schietto: “Now that I want to live/Well, everybody around me is dying.”
È iniziata come una poesia nel mio diario. L’ho scritto per la mia nonna, che è caduta e ha avuto un trauma cranico che l’ha lasciata con una demenza piuttosto grave. Ha compiuto 80 anni il giorno in cui io ne ho compiuti 30, e il giorno dopo è caduta dalle scale di casa di mia mamma. Il dolore e la tragedia possono mettere alla luce del giorno molte cose che forse prima erano sfocate. Ho acquisito molta chiarezza in quei giorni mentre andavo a visitarla al centro di riabilitazione. Quei tragitti in macchina erano brutali: piangevo e urlavo molto verso Dio. È difficile pensare adesso a quanto fossi arrabbiata. Ha causato il risveglio di molte delle mie paure più profonde e mi son resa conto che perdiamo le persone. L’intero primo EP è come una palla di fuoco arrabbiata. È stato quasi come lo strato superiore di terra mentre stai scavando, ed è stato davvero difficile per me passare e sentire che diventa più morbido e alla fine arrivi all’acqua.
In queste prime due canzoni, parli di rabbia sussurrando, piuttosto che gridando. Come mai hai deciso di interpretarla in quel modo?
Trovo che la rabbia sia più concentrata quando è sul punto di essere fuori controllo, prima del punto di ebollizione. Ho passato molto tempo a urlare contro un muro. A volte il muro era una persona in una posizione di autorità nella mia vita. A volte il muro ero io. Ho usato molta energia urlando, ma non ha mai cambiato nulla. Ciò che ha cambiato le cose è stato poter dire la mia verità con convinzione. Ma penso che la rabbia mi abbia portato lì.
Questa è una delle canzoni più funk che tu abbia mai fatto, e il modo in cui è stata fatta sembra non convenzionale. Come è nata?
Sono andata nello studio di Taylor un giorno, aveva comprato un mini drum kit e ho iniziato a suonare questo ritmo oscillante. Stavo cercando di spostarmi nel kit ma continuavo ad inciampare. Abbiamo usato questo campionatore vocale e mi sono sdraiata su un divano e ho cantato i ah: “ah, ahhhh, ah”. Mi piace prima creare qualcosa con la mia voce perché poi quasi tutto ciò che aggiungi ha questa qualità terrena e personale, e io ho un segno zodiacale di terra. “Cinnamon” è stata come un’esperienza trascendente, perché abbiamo seguito la canzone mentre si creava: “Ok, abbelliamo questo fantastico ritmo oscillato e trasformiamolo in un nuovo jack swing”, oppure, “Cosa farebbe Janet Jackson?”.
Ho trovato questo vecchio testo che avevo scritto, che in realtà era per una canzone con la chitarra acustica. Parlava di una visione della mia casa quando mi sono trasferita per la prima volta e le pareti erano nude. Muoversi attraverso la mia casa mi è sempre sembrato una nuova scoperta. Mi stavo scoprendo, davvero.
Cosa significa avere una canzone sulla domesticità solitaria e autodeterminata?
Sto vivendo questa canzone in modo molto autentico proprio ora. Essendo venuta da una relazione che non è stata salutare per molti anni, è stato un grande sollievo svegliarmi da sola ed essere in grado di decidere da sola come poteva essere una mattina a casa mia. Ogni mattina aveva questo odore di limone, acqua calda e erbe.
C’è una parte del testo che riguarda parlare con il tuo cane.
È stato il mio primo terapista. Ed è ancora il mio terapista preferito.
Inoltre canti la parola “feminine” nella canzone. Pensi che il tuo disco sia particolarmente femminile?
Lo spero. Vorrei che fosse così. Molti di noi sono cresciuti con la dualità della mascolinità e della femminilità – c’è così tanto dentro questi concetti ma anche al di là di loro, e ognuno di noi può attingere a tutto ciò in qualsiasi momento. Ma penso che ci sia femminilità in tutto. C’è una canzone dei Big Thief in cui Adrianne canta: “There’s a woman inside of me/There’s one inside of you, too/And she don’t always do pretty things.” Quella canzone è stata una bellissima rivelazione per me per capire che c’è un valore femminile per così tanti esseri viventi. Mi sento più coinvolta rispetto a prima.
Sono cresciuta scrivendo e suonando con i Paramore, che rispecchia una ricetta che creiamo io, Zac [Farro] e Taylor [York]. Taylor ha un istinto incredibile come scrittore e produttore, e io mi affido completamente, specialmente per i Paramore. Ma facendo molte di queste canzoni, chiedeva molto il mio istinto personale e mi chiedeva: “Cosa faresti qui?”. Mi ha davvero rafforzato.
Mike Weiss, dalla band post-hardcore mewithoutYou, suona la chitarra in questa canzone. Sono stati un gruppo che ti ha insegnato molto?
Assolutamente sì. I mewithoutYou sono uno dei primi concerti a cui sono andata, quando avevo 13 anni. Mia madre mi ha lasciato al concerto a Nashville con i soldi che mi sono sudata al negozio di mio padre. Ho comprato un disco, una maglietta e ho lasciato una mancia. È stato un grande momento per me.
Loro hanno anche una relazione interessante con la fede. Crescendo come una ragazzina in una chiesa battista del sud, avevo tantissime domande, e Aaron Weiss [cantante dei mewithoutYou] era molto esplicito sulle questioni sull’autorità, Dio e la chiesa. Come giovane cittadina del sud, era molto impattante. Non sto a raccontare come hanno suonato questa incredibile, angosciosa, musica in stile Fugazi [gruppo hardcore] di cui avevo bisogno. La gente è spesso shockata che noi [Paramore] non siamo cresciuti sul pop-punk. Abbiamo ascoltato un sacco di cose più dure e oscure: Deftones, Failure, Year of the Rabbit, Thursday, e altre cose più introspettive come i Kent e i Sunny Day Real Estate. Quella era la roba che mi ha fatto crescere. Quella roba mi parla ancora.
C’è quella sonorità così esplosiva nella voce, qui, che mi ricorda Björk.
Quando Joey [Howard], che ha suonato il basso nei Paramore, e io stavamo scrivendo la musica, e lui è partito a suonare quella linea di basso per il ritornello, mi sembrava molto Björk in Post [album del 1995], tipo “Army of Me.” A quel punto non pensavo di potere essere ancora così esplosiva in questo disco. Quello è ciò che ho realizzato, “Oddio, ce l’ho ancora dentro e lo posso fare.”
Sembra che stai cantando riguardo ad un sentimento represso: “Don’t know if I can deny/A sudden desire”
Per molto tempo non mi sentivo di avere accesso alla mia sessualità. Ho perso il mio ciclo per un anno a causa dello stress. Entrare in una relazione seria all’età di 18 anni che è andata avanti per 10 anni, non è stata una situazione così sana, e ha davvero colpito la mia autostima e i miei desideri. Ho un sacco di danni psicologici e mi sentivo addosso un sacco di vergogna durante alcuni momenti della mia vita.
Tornare nel mio stesso corpo è stato un sentimento potentissimo. La verità è, non pensavo di aver voluto essere fisicamente o emotivamente impegnata con qualcuno mai più. Pensavo di essere a posto. Sono a mio agio con l’idea di essere single, ma quando mi ero svegliata a nuovi desideri e sentimenti tipo, cavolo, potrei tornarci dentro… mi esaltava. E mi spaventava anche.
Si apre con una nota vocale in cui parli di come eri in una depressione, cercando di uscirne. Quella nota vocale era reale?
È decisamente reale: aspetta, Alf ha qualcosa in bocca. A proposito di Alf, uno dei motivi per cui ho tenuto la nota vocale è che ha abbaiato in sottofondo. Era quasi come se sapesse che avrebbe fatto parte del disco. Ero nel mio bagno a registrare un memo vocale per il mio amico, Daniel James, con cui ho scritto la canzone. Tre giorni prima gli avevo detto: “Ho la melodia e il testo, ti invierò un memo vocale e ci riuniremo presto”. Ma sono caduta in questo buco della mia stessa tristezza e non sono riuscita a uscirne. Questa canzone è come se il mio sé di 20 anni riuscisse finalmente a scrivere testi e dire cose che aveva davvero bisogno di dire, ma mi ci sono voluti fino a quando non avevo 30 anni per farlo. Volevo dimostrare che potevo parlare dei miei sentimenti. Questa canzone sembra tirar fuori una scheggia molto profonda.
Questa canzone parla principalmente del mio amico Brian. Lui e io gestiamo una compagnia per la cura dei capelli insieme e ci conosciamo da quando avevo 17 anni e lui ne aveva 19. La nostra amicizia ha attraversato così tante fasi e abbiamo passato insieme delle cose davvero pesanti. Entrambi abbiamo divorziato nello stesso anno. Siamo come Thelma e Louise: mi sentivo come se volessi buttarmi da una scogliera con lui.
Questa canzone è così ottimista: sembra un inno motivazionale per l’allenamento degli anni ’80.
Mi sono sentita sdolcinata a scrivere questi testi. L’unico modo in cui sono riuscita a finirli è stato immaginare un film in cui sono un istruttore di aerobica nell’apocalisse: sto urlando ad alta voce – “Continua! Andiamo! “- Ma poi una parte della mia faccia si stacca e in realtà sono una macchina. Ho dovuto accedere a una parte oscura di me stessa per scrivere questa canzone super positiva. Per anni, tutte le recensioni degli spettacoli di Paramore mi hanno paragonato a un istruttore di aerobica, quindi sto cercando di ridere un po’.
Tutti i tre membri di boygenius – Phoebe Bridgers, Julien Baker, e Lucy Dacus – hanno cantato i cori di questa canzone, un impressionante lode alla femminilità.
Ne ero onorata. Loro sono tre donne veramente importanti nella nostra scena musicale che dicono verità in un modo veramente unico. Sono tutte così divertenti, così ispirazionali da avere intorno, e loro sono solo buone persone.
Ho davvero cercato di scrivere in maniera poetica riguardo all’essere una donna e al relazionarsi con altre donne, specialmente essendo in un’industria in cui le donne sono buttate in una fossa l’una contro l’altra per parecchio, e ancora succede. Nella mia vita personale, per anni ho sentito come se non credessi nella relazione in cui stavo, che mi ha portata quasi a 30 anni, ho incontrato un sacco di mogli di amici o altre ragazze durante la mia carriera – abbiamo portato fuori le Bleached, Best Coast, Jay Som, Soccer Mommy – e sono stata circondata da donne che hanno fatto le stesse cose che ho fatto io, persone con cui sono collegata. Questa è una canzone che parla di me che scopro quanto profonda e potente è la connessione tra me e le donne della mia vita.
Crescendo in una scena musicale così tanto dominata dagli uomini – specialmente nel Warped Tour, dove era così facile assorbire la misoginia che era ovunque – c’è stato un momento in cui hai sentito che la tua coscienza femminista stava arrivando ad un focus?
Oddio, è stata una cottura molto lenta. Prima ho dovuto realizzare come profondamente ho assimilato tutta quella roba. È partita, penso, con il mio riconoscimento su alcuni pensieri a ritroso su “Misery Business”. Parte della ragione per cui l’abbiamo smessa di suonare era perché non potevo far più pace con essa e non potevo raccontarla. Quello era l’inizio di me che capivo ciò che era sbagliato, si è tramutato poi in ciò che è giusto e come cercare di inserirlo nella mia vita.
Non dirò che crescere essendo una ragazza nel Warped Tour è stato profondamente distruttivo per me. Ho avuto un’esperienza veramente figa come teenager. Detto questo, ci sono stati un sacco di momenti brutti. Mi hanno buttato addosso preservativi, e la gente gridava cose terribili dalla folla. A quel tempo, il mio modo di viverla era “Beh, io sono uno di quelli sul palco, quindi andate al diavolo”, rispedendo loro qualsiasi cosa potevo in modo sarcastico e arguto. E solo giocando in maniera più dura e migliore di quanto pensavo facessero gli altri del tour. Ho provato a fare del mio meglio. Non ho mai lasciato che altra roba di quel periodo mi tirasse giù pian piano. Ma non era l’ultima risposta. Quello non rendeva per niente migliore la mia vita. Ora posso essere un po’ più gentile come me stessa, e questo mi fa sentire molto più connessa, una persona più forte.
Questa è una canzone con tendenze R&B, ma sembra che abbia a che fare con una sensazione di disconnessione.
Quando ho iniziato a sgretolarmi, il mio terapista mi ha detto “devi creare cose”, perché posso davvero spingere la merda molto in basso. Ero così profondamente nella mia depressione, non avevo ancora capito tutte le cose che stavo provando. Quindi Joey è venuto con me al Guitar Center e abbiamo incontrato il nostro rappresentante che aiuta i Paramore prima dei tour. E ho pensato: “Senti amico, sono depressa, sto per buttare tutti i miei soldi qui e imparare ad usare i Pro Tools”.
“Why We Ever” è stata la prima volta che ho registrato da sola. La prima incarnazione della canzone è un po’ brutta perché non avevo la batteria installata correttamente. Ma ogni volta che sei davvero depresso, ottenere qualcosa è una vittoria enorme. È stato un momento cruciale per me. Non sapevo che avrei fatto un disco che la gente avrebbe ascoltato, ma sapevo che avrei creato cose da ciò che stavo passando.
Mi sentivo davvero sola. Mi sono auto-sabotata nella mia vita personale mentre cercavo di ricominciare dopo il divorzio. Avevo avuto l’opportunità di esplorare l’essere in una relazione promettente, ma a causa delle mie esperienze passate, non mi sarei permessa di coltivare questa cosa che avrebbe potuto essere buona. In un certo senso, faceva parte del catalizzatore di alcune delle mie cure, perché dovevo capire perché avrei dovuto farlo. Non è stato semplice, tipo “Beh, ho divorziato e ho paura di un’altra rottura”. Era molto più profondo di così. C’è voluta molta terapia e molte conversazioni con mia madre per cercare di capire quali fossero le mie prime esperienze d’amore. Si è scoperto che ho davvero paura dell’abbandono.
In questa canzone canti di diventare “sperimentale” con qualcuno, che ovviamente potrebbe essere interpersonale, ma sembra alludere anche alla musica.
Questa ha molto a che fare con me che supero la mia paura dell’intimità e apprendo nuovi modi di connettermi con qualcuno, cercando così duramente di farmi provare disagio come essere umano per crescere. Non mi è mai dispiaciuto il testo della terza parte dell’album che si presenta come allusione. Sono stata molto felice di ottenerlo. Quindi, “diventare sperimentali” in una relazione: le persone possono interpretarlo anche sessualmente se lo desiderano, ma lo vedo così: non ho mai provato ad avere una relazione sana prima in tutta la mia dannata vita. È tempo per me di provare cosa si prova a comunicare con un vero adulto.
Cosa significa per te essere “taken” nel contesto di essere libero?
La vergogna è sempre stata come uno zaino che ho portato in giro, e c’è stato un punto in cui ho capito che non volevo più portarlo; Mi sono davvero stancata di sentirmi come nelle sabbie mobili nella mia relazione. Questa canzone è davvero giocosa perché il tipo di relazione che sto cercando è più leggero. Con parte di questa canzone, forse sto reclamando qualcosa che non ho ancora completamente incarnato. Ma spero di poterci arrivare. Due persone individuali che cercano di incontrarsi: come lo facciamo? Non so come le persone lo facciano funzionare, ma lo fanno. E credo di poter essere una di quelle persone.
Il ritornello mi ha fatto pensare ai Nine Inch Nails.
Quando Taylor e io la stavamo scrivendo, lui mi guardò mentre batteva una batteria e mi disse: “Che diavolo stiamo facendo in questo momento? Che tipo di canzone stiamo facendo?” Ero tipo “Amico, non lo so. Ma sicuramente non è come qualcosa che abbiamo fatto prima.” Sono così incuriosita dalla scena rave di New York perché era molto al di là della mia realtà quando sona cresciuto in Mississippi negli anni ’90. Essere un musicista ti da l’accesso a questa enorme casa e possiamo o stare in una stanza ed essere a nostro agio, oppure possiamo continuare a trovare nuove porte ed entrare e capire cosa ci porta quella stanza. Per me, cercare di rimanere umile e di sentirti a disagio nei modi giusti è il segreto per rimanere curiosa e creativa.
Canti di sentirti fortunata ad essere di nuovo nel tuo corpo – ricordi l’inizio di quella sensazione?
In parte è stato quando ho riavuto il mio ciclo. Il mio corpo è stato solo un concetto estraneo per me per un po’, quindi sentirsi di nuovo biologicamente connessa con me stessa era potente. Per tutto l’anno 2017, il mio unico obiettivo era di recuperare un po’ di peso che avevo perso a causa dell’ansia e dei meccanismi di auto-difesa che non sono stati salutari. È stata una stagione della mia vita in cui mi sono sentita come se stessi tornando me stessa. Ed è stato pazzesco.
C’è un’immagine evocativa di terra e suolo: “If you feel like you’re never going to reach the sky/Till you pull up your roots, leave your dirt behind…”
I testi sono la mia parte preferita del songwriting e adoro quel versetto, ne sono molto orgogliosa. Ho questa cosa per cui amo i lunedì. Adoro il 1° gennaio. Mi piacciono i nuovi inizi. A volte ne ho bisogno per spingermi a cambiare. Questo può portarmi a procrastinare, perché sto aspettando il momento giusto e, a volte, la vita non ti darà queste opportunità. Devi alzarti mentre sei ancora coperto di fango e capire cosa fare per te stesso.
Quale sentimento vuoi evocare al termine di questo album?
L’innamorarsi di qualcuno. Con un’enfasi sul lasciarsi andare – perché nonostante la mia paura, la mia durezza o altre resistenze alla vulnerabilità, non posso fare a meno di innamorarmi.
Tutti i membri dei Paramore hanno suonato anche in quest’ultimo paio di canzoni.
Sento come se lo stesso modo di lavorare che ci ha permesso di fare After Laughter è lo stesso tipo che ci ha permesso di fare Petals for Armor. Mi ha reso entusiasta su ciò che i Paramore possono fare in futuro. Alcune volte parliamo di come ci manca una musica più forte, guidata dalle chitarre. E altre volte parliamo di quanto siamo ossessionati da Aphex Twin, quanto potrebbe essere ridicolo se noi tutti salissimo sul palco con sintetizzatori e altre macchine? La cosa figa è che non importa, perché noi possiamo fare tutto questo. Per quanto noi siamo disposti ad imparare e crescere, è il massimo che possiamo fare.